SS Ourang Medan

Di tutte le storie di morti e sparizioni misteriose in mare, quella del mercantile olandeseSS Ourang Medan è una delle più agghiaccianti. Nel giugno 1947 la guardia costiera malese ricevette dalla nave un messaggio incomprensibile in alfabeto Morse che affermava: “Tutti gli ufficiali, tra cui il capitano della nave e l’equipaggio intero giacciono morti…forse in tutta la nave non restano superstiti”; successivamente seguì un ulteriore messaggio: “…anche io sento arrivare il mio momento, aiutatemi!”. Quando i soccorsi raggiunsero il mercantile, effettivamente lo trovarono disseminato di cadaveri con occhi e bocche spalancate, in pose terrorizzate, ma senza segni di violenza. Prima di completare le indagini un incendio nella stiva costrinse i soccorritori ad abbandonare la nave. Poco dopo, l’Ourang Medan fu visto esplodere e affondare. Le teorie su ciò che è accaduto vanno dall’avvelenamento da monossido di carbonio a storie di fantasmi, ma nessuna di loro tiene conto di un fatto semplice: in nessun registro di trasporto, documento assicurativo o della costruzione della nave stessa, c’è una prova inconfutabile che l’Ourang Medan sia realmente esistita. Il mistero resta.

Overtoun Bridge

È uno strano fenomeno quello che riguarda l’Overtoun Bridge, che si trova nei pressi di Dumbarton, in Scozia. Costruito nel 1859 deve la sua fama al fatto che i cani che vi passeggiano vengano presi dall’irrefrenabile desiderio di buttarsi giù. Dagli anni ’60 ad oggi, decine di cani di diverse razze e dimensioni si sono gettate nel vuoto, e solo in pochi sono sopravvissuti. Il particolare più inquietante è che i cani si lanciano sempre dallo stesso punto e dallo stesso lato del ponte. In tanti hanno provato a spiegare questi suicidi canini senza però che si riuscisse a trovare una causa certa dello strano comportamento. Come tutti quei casi in cui la spiegazione resta un mistero, entra in gioco il paranormale. Alcuni credono che il ponte sia infestato dagli spiriti, come Kevin Moy che nel 1994 gettò dal ponte il figlioletto neonato. L’uomo risulterà positivo al test antidroga ma continuò a ripetere che sul punte c’erano presenze oscure. Dopo tutto, l’Overtoun è la traduzione celtica di “luogo sottile”, una posto in cui mondo umano e aldilà si dice siano vicini.

La Vecchia Misteriosa

Una ragazza uscita da una discoteca di Ginevra, vede che nella sua macchina c’è una vecchia. La vecchia chiede di accompagnarla a casa perchè ha freddo e non ha soldi. La ragazza, impietosita, accetta e conduce la vecchia nella sua abitazione di campagna. Davanti alla macchina della ragazza c’è un altro veicolo che frena improvvisamente e la costringe a inchiodare. La vecchia, proiettata in avanti, appoggia le mani contro il parabrezza. Ma … la ragazza si accorge che le mani sono di un uomo!!!!!! Prontamente decide di tamponare la macchina davanti per chiedere aiuto. Dopodichè scende di corsa dall’auto verso la macchina tamponata. Nel frattempo la “vecchia” sparisce. La polizia arriva e perquisendo la macchina trova un’ascia sotto il sedile del passeggero.

La Donna del Pozzo

Era una calda serata d’estate, un’attesissima estate dopo aver superato l’estenuante mese di maggio del liceo classico. non dovevo pensare più alle verifiche, alle interrogazioni, alle veglie notturne per finire i compiti e alla sveglia che ora giace rinchiusa nel cassetto del comodino. L’aria profumava di vita, del cibo del buffet e di spensieratezza. Era una perfetta cena di classe, gli amici mi circondavano scherzando e consapevoli anch’essi che non c’era più niente d cui preoccuparsi ormai.

Era calata la sera, qualche nuvola oscurava il cielo e i rami degli alberi ci chiudevano con una cupola di foglie scure lasciando solo raramente spazio al cielo dove la luna lottava per non essere sopraffatta dalle nubi dense che ci minacciavano dall’alto. L’oscurità cadde silenziosa e subdola si intromise nell’aria festiva ora carica di tensione. Le risate e il clima affettuoso fecero spazio poco a poco ad un silenzio piatto ma non vuoto. Un lampo, violento, abbagliante. Ci sorprese tutti e illuminò per un istante la terra con la sua luce sinistra e incolore, per un istante tutto fu terribilmente bianco.

- sarebbe meglio tornare a casa.- Il pallore di Paola mi spaventava, come le sue occhiaie incise sotto due occhi sperduti e nervosi, poi la Terra tremò e il rumore più spaventoso che io abbia mai sentito mi trapassò le orecchie, tutto diventò bianco ancora e una nuova scossa fece tremare ancora il mio petto dall’improvvisa esplosione di suono: stava arrivando una tempesta. Un ululato lontano si fece sempre più insistente, vento tra le foglie o un mostro nascosto?

- mettiamoci nella cantina di casa mia è staccata dalla casa e non è molto piccola ma ci dovremmo stare-

Schiacciati e compressi ci sedemmo tutti in cerchio mentre l’aria si faceva lentamente e silenziosamente soffocante e i rumori della tempesta ci arrivavano distorti e ovattati, quando un rumore ruppe il silenzio.

- io so una storia di paura-. Daniel era un accanito lettore di storie horror e la sua conoscenza in materia era sconfinata, trovava sempre piacere a far spaventare la gente con le sue storie ricavate dalla fusione e trasformazione di libri che aveva letto, così cominciò.

- quasi cento anni fa, qui nelle vicinanze sorgeva una casetta abitata da una coppia appena sposata, gli sposati erano Eduard e Rebecca. Erano innamorati e felici e niente sembrava turbare il loro amore, finché Eduard non venne licenziato, cominciò a bere e ubriacarsi, divenne burbero e rozzo. Un giorno Rebecca andò ad attingere l’acqua al pozzo per allontanarsi dal marito ebbro, avevano appena litigato come succedeva spesso ormai in quel periodo e lui si infuriò così tanto che, spinto dall’alcool, raggiunse la moglie fuori e lì litigarono per ore e ore, ma nessuno poteva sapere della disgrazia che   stava per succedere. Fu tutto improvviso e troppo veloce per essere controllato. Un insulto un po’ troppo grosso, un bicchierino di troppo, una spinta troppo forte e lei precipitò nell’infinita oscurità del pozzo, un tonfo sordo e poi più nulla-.

Trasalii. Un brivido mi percorse la schiena mentre un altro tuono sembrò scuotere la casetta fin dalle fondamenta.

- pochi istanti dopo Eduard si accorse di quello che aveva fatto così pianse per giorni interi,  inginocchiato davanti al pozzo invocava la moglie e si struggeva l’animo dal rimorso, pianse così tanto che lentamente formò il lago Kasda, su cui affaccia questa casa, e il suo corpo di disgregò nella nebbia perenne che aleggia sopra la distesa di lacrime. Nessuno vide più Eduard Litchville ma si dice che ogni notte tempestosa le acque del lago si aprano nell’esatto centro facendo riemergere il bellissimo corpo esanime di lady Rebecca, tanto splendida che, attratto dai suoi occhi, cadrai in trappola finendo a tua volta nel pozzo-.

Accadde tutto improvvisamente. Il rumore scrosciante dell’acqua, un ululato mostruoso e poi passi, passi sempre più pesanti e vicini, inarrestabili e tremendi, poi una mano, fredda, sulla mia spalla, bagnata, improvvisa, morta. Urla, gemiti, paura. Corsi fuori, il freddo della notte mi accolse sinistro. Poi una confusione sciamante che scappava da una figura bianca, candida, era così piccola e attraente, sapevo che non dovevo guardarla negli occhi ma lei ormai mi aveva già vista. Estasi e un piacevole torpore. Quanta bellezza, ma dove mi voleva portare? Mi prese una mano e mi trascinò, ma che importava? Ero incantata, tutto lo percepivo ovattato, gli altri mi urlavano qualcosa ma non sentivo, ero troppo impegnata. Com’era bianca, e fredda…la sua mano mi conduceva sicura e io  non potevo oppormi, non a lei. Mi sorrise, i suoi capelli bianchi le circondavano il viso ondeggiando lievemente nell’aria. Era perfetta…poi d’un tratto i suoi occhi sgranati e tondi diventarono rossi, le si dipinse una smorfia terrificante sulle labbra ormai deturpate in un urlo terribile, poi mi sentii cadere…sempre più giù, tutto era sempre più scuro.

I serpenti nel WC

Una delle più temute e diffuse leggende metropolitane narra di lunghi e spaventosi serpenti che fuoriescono dai water. A dar veridicità alla storia, nel novembre 1998, ci pensò un’impiegata di Reading, Debbie Smart, che trovò realmente nella tazza del bagno dell’ufficio un pitone africano di un metro e mezzo. Pensava ad uno scherzo, invece l’animale si mosse realmente. Non fu mai chiaro come ci fosse arrivato.

 

Ombre...

Si tratta di una leggenda folkloristica secondo la quale vi sono ombre che appaiono e scompaiono rapidamente. Molti uomini hanno giurato di essersi svegliati nel cuore della notte a causa di una figura che li guardava dal soffitto o era seduta sulla loro pancia.

 

E’ accaduto anche in Giappone, dove un uomo era convinto che nel suo appartamento ci fosse qualcuno e mise delle videocamere di sorveglianza. In poco tempo scoprì che una signora anziana strisciava fuori dal suo armadio. Si scoprì poi che la figura della donna era lì da circa un anno.

 

Quindi, pensateci bene prima di compiere qualsiasi gesto in casa vostra. Probabilmente una ombra vi sta osservando e aspetta il momento perfetto per colpirvi alle spalle …

SpaventaPasseri

In un campo di grano vegliava su di esso uno spaventapasseri.
Laborioso, compiva ogni giorno il dovere di salvaguardare il raccolto. Un ruvido e sporco cappello di paglia che gli gettava ombra sul viso, due vigili bottoni e un sorriso forzato perennemente presente erano, nel complesso, caratteristiche che lo rendevano a dir poco terrificante. Se ne stava lì, a fissare il vuoto davanti a sé.

Io, poco più in là, lo osservavo dal vetro della finestra. Quasi ero certo che, anche in un solo secondo, avrei potuto percepire un qualche suo anormale movimento. Sospettavo di lui, di quell'essere che si beffava di me e che mi metteva tanta inquietudine. Ma non gli interessava dimostrarmi d'essere vivo, tanto che continuava a guardare verso l'orizzonte con quel suo sorriso maligno.

Un mattino mi accorsi di avere ragione. Svegliatomi, controllai dalla finestra. Lo spaventapasseri si era spostato. Ora il suo volto era diretto alla mia finestra. Mi fissava, sorridendo, con il suo sguardo vitreo. Un brivido di terrore mi scosse. Corsi da mio padre, raccontandogli con voce lamentosa delle mie paranoie riguardo a quello spaventapasseri. «Ti fanno paura? Io li ho sempre trovati simpatici.» rise. «Da piccolo vivevo qui, sai? Gli spaventapasseri mi hanno sempre tenuto compagnia, in un certo senso. Ma non temere. Sono finti, non si muovono, non hanno un cuore.» cercò di rassicurarmi. Non ero pazzo. Quell'essere aveva qualcosa di strano.

Reclutai dei miei amici. Verso sera, ma quando ancora c'era luce, saremmo andati verso quello spaventapasseri, per poi colpirlo ripetutamente, sperando di causargli qualche reazione. Con noi sarebbe venuto pure Alaska, il cane di uno dei miei amici, che ci avrebbe protetti nel caso di un eventuale attacco. «Perché diavolo dovremmo dimostrare che uno spaventapasseri è vivo? Me lo chiedo ancora, dannazione, è una delle idee più idiote che siano mai uscite da quella tua testaccia.» si lamentò Erik, il ragazzo più grande. Era spesso arrogante, ma dietro quella scorza dura si nascondeva un ragazzo timido ed emotivo. «Ascolta, ti prego, è importante. Quello spaventapasseri verrà eliminato solo se dimostro che sia vivo. Mi prendono per pazzo, capisci? E io non voglio che uno di questi giorni quel maledetto venga a casa mia per... Per...» «Beh, i pazzi non sanno di essere pazzi» obiettò Rich. Lo guardai scocciato e lui rivolse lo sguardo verso il basso, imbarazzato, mentre il silenzio riempiva la conversazione. Ripresi: «Ad ogni modo, ricordiamo il patto. Venite e a te, Rich, presterò la mia console per due mesi, invece a te, Erik, presenterò mia sorella Susan.» Erik annuì frettolosamente, cercando di evitare il nostro sguardo. Rich sorrise. «Affare fatto» disse.

Era tardo pomeriggio e tutti e tre ci attrezzammo a dovere. Portammo di tutto, dato che più che una pericolosa missione ci pareva un gioco, una prova di coraggio. Erik riuscì pure a rubare dei coltelli dalla cucina, nascondendoli nel suo zaino. Ci ritrovammo davanti casa mia e ci dirigemmo allo spaventapasseri, Alaska ci seguiva annusando di tanto in tanto per terra. La giornata era nuvolosa e l'aria era umida. Un leggero vento inclinava dolcemente le piante. Lo spaventapasseri pareva essere in sincronia con loro. Fummo davanti all'essere, che ancora fissava il vuoto con quel suo sorriso provocatorio e crudele. Rimasi indietro, mentre Erik e Rich proseguirono senza apparente timore. «Te la fai sotto, Tim?» disse Erik, Rich ridacchiò. Lo ignorai. «E ora?» chiese Rich «E ora ridurremo a pezzi questo stupido pupazzo per far contento Tim» rispose l'altro. Tutti e tre prendemmo un bastone. Erik punzecchiò lo spaventapasseri, per poi dargli un colpo dove ci sarebbe dovuto essere lo stomaco. Rise, colpendolo più forte. Lo seguì Rich e poi io. Nel mentre, Erik estrasse i coltelli dallo zaino. Una goccia di pioggia mi rigò il viso. Presto sarebbe stato meglio rincasare. Erik sembrava preso dalla foga del momento. I coltelli non erano assolutamente necessari, lo spaventapasseri non dava segni di vita. «Se lo pugnaliamo al cuore» si giustificò «sanguinerà, sempre che sia vivo.» Trafisse il petto dello spaventapasseri con un coltellaccio. Intanto una leggera pioggerellina cominciava a scendere.

Il coltello rimase bloccato. Erik dovette usare tutte e due le mani per rimuoverlo dal corpo. Parte del sacco si strappò, rivelando il suo interno. Un cuore giaceva sulla paglia, insieme ad una poltiglia rossa e violacea. Non urlarono subito, nessuno dei tre capì subito che cosa fosse. «Cristo santo!» gridò Erik, lasciando cadere il coltello dalla mano. «Un cuore! Quello è un cuore» gridai io. Lo spaventapasseri aveva il cuore. Mi ricordai delle parole di mio padre. Nel panico, capii che lo spaventapasseri era vivo. Scivolai sul fango mentre indietreggiavo, intanto gli altri due fuggivano. Il cane sembrò confuso dalla situazione ed iniziò ad abbaiare ininterrottamente, correndo in cerchio e scattando in tutte le direzioni.

Mi rialzai frettolosamente e lasciai lo spaventapasseri alle spalle. Affannato, sporco, correvo invaso dalla paura. Un suono spezzato, un urlo di Rich e il mio già stato di terrore andò peggiorando. Mi voltai: lo spaventapasseri non c'era più. Iniziai a piangere e le mie lacrime si mescolavano alla pioggia che ormai confondeva le sagome che mi circondavano. Un'ombra con un cappello apparì improvvisamente. Gridai, correndo verso casa e continuando a piangere, scivolando sul fango. Vi giunsi, nascondendomi nella mia stanza e scoppiando in un pianto. Le scarpe e i vestiti erano sporchi di fango, così come le mie mani. Continuavo a sfregarmi gli occhi che mi bruciavano a causa delle lacrime. Sussultai al rumore della porta che si richiudeva. Passi pesanti si dirigevano verso la mia stanza. A ogni passo, pregavo sempre più di poter uscire da quell'inferno.

Una figura familiare entrò in stanza. «Papà!» gridai, uscendo dal mio nascondiglio e tendendo le braccia in cerca di conforto. Mio padre mi strinse, chiedendomi cosa fosse successo. Accennai appena a quello che avevo visto, quando il mio singhiozzo si fermò alla vista del cappello di paglia che mio padre stringeva in mano. Lo guardai, incredulo e spaventato. Mi rivolse un sorriso. «La vita di uno spaventapasseri è davvero dura. Dev'essere orribile starsene tutto il tempo immobili, sotto al sole. Da piccolo mi affascinavano. Ho sempre voluto che vivessero, renderli miei amici. Ma lo sai anche tu. A loro manca il cuore».



«Vedo che hai piazzato tre nuovi spaventapasseri» notò Susan, rivolgendosi a suo padre. «Ultimamente uno non bastava per scacciare via tutti gli uccelli.» rispose, non prestandoci troppo interesse. Susan guardò fuori dalla finestra: i quattro spaventapasseri erano volti verso di lei, con i loro occhi di bottone. Immobili, se non per il leggero dondolio provocato dal vento, fissavano il vuoto davanti a loro, sorridendo.

«Papà, dov'è Tim?»

Doccia

È ormai qualche anno che vivo solo in casa con mia madre. Lei è sempre stata una donna attenta ai risparmi energetici, è talmente fissata che a volte spegne le luci anche quando ci sono delle persone nella stanza!

La cosa a lungo andare diventa molto fastidiosa nonostante ci abbia fatto l'abitudine, ed anche oggi, un sabato sera, torno stremato a casa e senza dar conto a nulla, mi ficco nella doccia.

Rilassante, proprio quel che ci voleva, ma ecco che mia madre spegne la luce, io arrabbiato le grido di riaccenderla, e così torna.

Mentre mi insapono i capelli con lo shampoo la luce va di nuovo via, questa volta ha esagerato mia madre, non è possibile distrarsi per ben due volte in così poco tempo! Per fortuna però ha riacceso la luce poco dopo.

Uscito dalla doccia mi avvicino all' accappatoio, ma subito dopo la luce si spegne nuovamente.

È proprio in quel momento che, preda di un lungo brivido, mi torna in mente un dettaglio curioso.

Il sabato sera mia madre non è in casa.

Toc Toc

Sei sotto le coperte, al caldo, mentre fuori imperversa un brutto temporale.

Un tuo caro amico ti ha invitato a passare qualche giorno nella sua vecchia casa in montagna, da soli. Pregustando diverse giornate all'insegna del divertimento più assoluto hai accettato immediatamente.

Tuttavia il viaggio è stato stancante e questa sera avete deciso che sarebbe stato meglio riposare, così il tuo amico ti ha accompagnato fino alla porta di camera tua e poi si è diretto verso la sua, a pochi metri di distanza.

Ti ha invitato a comportarti come fosse casa tua, a patto che non avessi aperto la porta che si trova dentro la tua camera, di fronte al tuo letto. “È vecchia e ha i cardini rotti, e comunque porta solo a un vecchio stanzino vuoto”, questo è ciò che il tuo amico ti ha detto.

Ora che la guardi meglio, la porta non sembra affatto vecchia, immagini che le vostre stanze siano comunicanti e che il tuo amico abbia voluto prevenire eventuali scherzi notturni, ma sei troppo stanco per controllare, quindi spegni la luce, chiudi le persiane e provi ad addormentarti.

Durante la notte senti dei rumori. Qualcuno sta bussando alla porta che si trova dentro la tua stanza. Capisci subito che ciò che avevi immaginato è vero, riconosci in quel bussare il codice che avevate inventato e che usavate da ragazzi. Il tuo amico ti sta chiedendo se vuoi giocare.

Rimani stupito. È tardi e non hai intenzione di alzarti dal letto, perciò rispondi a voce che non ti va.

Il tuo amico insiste, e quel bussare è troppo fastidioso per ignorarlo. Decidi di alzarti e rispondergli faccia a faccia.

Ti dirigi verso la porta che separa le vostre camere, completamente immerso nel buio, l'unica fioca luce proviene dal tuo cellulare, che usi come torcia. Abbassi la maniglia e tiri con forza.

Ciò che vedi è un vecchio stanzino completamente vuoto.

La tua nuca viene colpita da un caldo respiro.

Alle tue spalle qualcosa ha voglia di giocare.

La casa indemoniata

C'erano tre ragazzi:Jake,che aveva 13 anni,sua sorella Samantha di 19 e il suo fidanzato John

I genitori del ragazzo erano fuori a cena.

Stavano giocando a Monopoly quando sentono un rumore strano provenire dal bagno.

Jake disse :Ragazzi,andate a controllare,così mentre metto a posto il Monopoly. I due ragazzi andarono in bagno,la porta era spalancata,entrarono ma la porta si chiuse subito e Jake udì le loro urla.Erano urla di dolore e terrore.Jake si spaventò, prese il telefono e appena aveva digitato il 911 si bloccò.La sua testa si girò verso sinistra e vide sul muro una scritta rossa,fatta col sangue che diceva :Ora è il tuo turno.

Quando i genitori di Jake e Samantha tornarono trovarono la polizia dentro casa che gli raccontò che Jake era disteso per terra pieno di sangue , John e Samantha erano spariti e nelle mura del bagno c'era scritto:Questo è solo l'inizio...

Slenderman

Per parlare dello Slenderman, dobbiamo tornare indietro al XVI secolo, in Germania, dove vennero incise tavole che raffiguravano un essere umanoide che, secondo la leggenda rapirebbe bambini e giovani. Sono state scattate numerose foto di questo essere, al quale vengono attribuiti poteri sovrannaturali, come allungare le braccia a dismisura e la capacità di ipnotizzare le vittime e costringerle a consegnarglisi volontariamente. La sua immagine è stata notata in fotografie di bambini che da lì a poco sarebbero stati rapiti e mai ritrovati.

Avete mai sentito parlare dello Slender Man? Per chi non lo conoscesse, si tratta di una creatura non ben identificata: tutte le volte che è apparsa, si è mostrata come un uomo alto e magro, vestito in maniera molto elegante, con quattro o sei bProprio nei luoghi delle apparizioni di questa misteriosa figura, ogni volta si riportava la notizia della scomparsa di alcuni bambini. Sono in molti ad affermare di averlo visto, addirittura incontrato, oppure di averlo visto in sogno. In alcuni casi, delle persone sono riuscite a percepire la sua presenza, in luoghi bui o in boschi oscuri.

Nel Giugno del 2009, un ragazzo che su YouTube veniva identificato come MarbleHornets, iniziò a pubblicare dei video nei quali veniva ripreso un certo Jay, uno studente che stava girando un film amatoriale per portare a termine un progetto scolastico: purtroppo, questi improvvisamente scomparve, e nei vari video è stato identificato proprio lo Slender Man.raccia lunghe, provenienti perlopiù dalla schiena. Potrebbe trattarsi anche di tentacoli, o di protuberanze di altra natura.Lo Slender Man non ha una faccia. Il suo obiettivo è quello di rapire i bambini, secondo quanto si è riuscito a capire fino ad oggi. Sono state ritrovate diverse fotografie nelle quali si trova in mezzo ai bambini, proprio in parchi di divertimento, giardini pubblici o comunque luoghi di ritrovo per i più piccoli.